La mediazione familiare scopre Internet per risolvere i conflitti.

(da un articolo di Marta Oliveri pubblicato il 30 aprile 2020 su ITALIA OGGI)

Il confinamento dovuto alla pandemia di Covid-19 non ha impedito ai mediatori familiari di proseguire il proprio lavoro in Francia. In questo periodo di isolamento domestico la loro procedura abituale ha subito un’innovazione inedita attraverso l’uso di Internet. Così, da remoto, riescono ad aiutare le coppie a ritrovare la fluidità nelle proprie relazioni. È una grande sfida dal momento che la mediazione familiare segue una metodologia rigorosa, essenzialmente basata su incontri fisici in luoghi neutri. La mediazione familiare è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e di divorzio. Per i mediatori il linguaggio non verbale è molto importante, ma negli incontri virtuali è completamente assente. Così, nelle loro interviste via Skype, i mediatori si impegnano a decodificare altre espressioni via video: la voce, il cambiamento di tono, l’importanza del silenzio in una conversazione. Il dialogo a distanza rende le persone più libere di superare le proprie emozioni e di trovare risorse sconosciute. Questo nuovo modo di comunicare può generare momenti propizi alle relazioni che magari si credevano distrutte. Le interviste via Internet pongono, però, soprattutto il problema della riservatezza quando si devono raccontare le proprie emozioni intime. Per questo i mediatori chiedono ai loro assistiti di trovare un luogo appartato prima di cominciare l’incontro via internet; di allontanare i bambini e di non registrare le sedute. Il rischio sarebbe di veder utilizzato il colloquio con il mediatore familiare contro l’ex congiunto nel quadro di una procedura di separazione e di divorzio. Tutto il contrario dello scopo della mediazione che consiste nel tentativo di appianare i contrasti e di rinnovare il dialogo in clima di fiducia e di equilibrio. La mediazione a distanza è meglio di niente, dobbiamo adattare il quadro a questo periodo agitato, ha detto a Le Monde, Florence
Gautheron, responsabile della mediazione nell’Unione dipartimentale delle associazioni familiari (Udaf.)
I mediatori devono essere flessibili e pragmatici; il confinamento può essere un catalizzatore di opportunità in questo clima di insicurezza collettiva. In periodo di confinamento la mediazione rivela crudamente le disuguaglianze sociali: alcuni mediatori hanno dovuto desistere perché le famiglie non avevano computer o tablet per interloquire a distanza oppure abitavano in case troppo piccole, nei quartieri degradati, per avere uno spazio riservato da consentire il lavoro del mediatore.

In tempi di pandemia in Francia è stata rinnovata la procedura.
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